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Alcatraz

La prigione museo

A cura di GIANCARLO NITTI

testo di GIANCARLO NITTI, MARIANGELA BONI

fotografie di GIANCARLO NITTI, MARIANGELA BONI

Il testo e le foto sono stati tratti da due diversi articoli su alcatraz apparsi giroinfoto n.1 (a cura di G. Nitti) e 49 (a cura di M. Boni)

USA, SAN FRANCISCO

Nel 1854 fu eretto sull’isola un faro, il primo ad entrare in funzione nel Pacifico.
Dopo il tragico terremoto di San Francisco nel 1906, 176 detenuti provenienti dalle prigioni della zona furono temporaneamente alloggiati sull’isola di Alcatraz.

Dopo tre anni fu abbattuto il faro per far posto a una prigione e ne fu costruito un secondo in un’altra parte dell’isola.
Ultimati i lavori, nel 1933 divenne una prigione militare e successivamente, nell’agosto 1934, un carcere federale di massima sicurezza.

La prigione

Divenne famosa da subito per l’estrema rigidità con cui erano trattati i detenuti, qui venivano recluse persone estremamente pericolose o fuggitivi da altre prigioni.

Durante i 29 anni di apertura del carcere, ci furono 14 tentativi di evasione, ma l’impossibilità di scappare da Alcatraz non fu mai smentita. L’episodio più famoso risale al giugno 1962, quando Frank Morris ed i fratelli Anglin riuscirono ad evadere, attraverso scavi praticati nelle loro celle e lasciando dei manichini sulle loro brande.

Ad Alcatraz fu detenuto il famoso Al Capone detto “Scarface”.
Nel 1963, a causa dell’elevato aumento dei costi, il governo fu obbligato a chiudere il penitenziario e qualche anno più tardi, Alcatraz fu aperta al pubblico come museo.

Mariangela Boni Photography

Pier 33

Dal Pier 33, uno dei moli della zona portuale di San Francisco, partono giornalmente i battelli che vi condurranno all’isola di Alcatraz.
Il biglietto per recarsi su “The Rock”, altro nome con cui hanno battezzato il penitenziario, ha un costo che varia dai 26 ai 58 dollari nei quali è compresa anche un’audioguida in italiano.

Consigliamo di prenotare l’ingresso e il battello almeno una settimana prima, soprattutto nei periodi di affluenza turistica in estate. Visitate il sito ufficiale: www.alcatrazcruises.com

Mariangela Boni Photography

11 giugno 1962

Sembrava una notte come tante altre nella prigione federale di Alcatraz.
L’Isla de los Alcatraces, dei pellicani, come l’avevano battezzata gli esploratori spagnoli, attorniata dalle gelide acque della Baia di San Francisco, agitate da correnti violente, faceva credere che fosse impossibile fuggire…fino a quella notte.

I protagonisti della rocambolesca fuga furono quattro ex detenuti del carcere di Atlanta mandati lì proprio perché avevano tentato di evadere:

Frank Morris, Allen West, i fratelli John e Clarence Anglin.

Probabilmente ritrovare tutti i suoi compagni di fuga fece scattare in Morris il desiderio di riprovarci di nuovo.

Ideò un piano che consisteva nello scavare un tunnel lungo il condotto di aereazione, sbucare verso la spiaggia e attraversare la baia con delle zattere.

Sembrava piuttosto semplice ma come realizzarlo? Per ingannare le guardie avrebbero sostituito la griglia che copriva il condotto con una finta di carta e nei letti avrebbero lasciato dei fantocci con delle teste create con un impasto di carta igienica e sapone con dei capelli incollati.

Per scavare il tunnel avrebbero utilizzato il manico di un cucchiaio mentre Clarence avrebbe suonato la fisarmonica per coprire i rumori degli scavi.

E le zattere? Le avrebbero costruite utilizzando degli impermeabili che si sarebbero fatti portare da amici e parenti.

Giancarlo NItti Photography

Ad Alcatraz c’erano stati altri quattordici tentativi di fuga prima del loro ma i reclusi o morirono sotto il fuoco dei “mastini”, così erano chiamate le cento guardie che vigilavano sui detenuti giorno e notte, o assiderati nelle acque della baia.

In un qualsiasi altro carcere probabilmente quel consumo eccessivo di sapone e carta igienica, tutti quegli impermeabili e il suono della fisarmonica nel cuore della notte avrebbero destato dei sospetti. Ma non ad Alcatraz, “The Rock”, dove persino il famigerato Al Capone aveva dichiarato di essere stato “domato”.

Eppure, quel piano piuttosto semplice funzionò, tranne per Allen West.
Quest’ultimo aveva scavato un foro troppo grande e rischiava di mandare all’aria il piano.

Per non essere scoperti lo tapparono parzialmente con del cemento ma a quanto pare esagerarono e Allen non riuscì più a passare.

E così, l’indomani mattina quando i “mastini” si resero conto della fuga ebbe inizio un’incredibile caccia all’uomo e sulle loro tracce si misero 300 uomini dell’FBI, 200 militari, la guardia costiera, gli sceriffi della zona e persino un elicottero.

Il 31 dicembre 1979, dopo 17 anni di indagini, l’FBI dichiarò il caso chiuso.
La versione ufficiale fu che i fuggitivi fossero morti nelle gelide acque del Pacifico, nonostante i loro corpi non fossero mai stati rinvenuti.

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