Un solo pianeta, miliardi di storie da raccontare

Vincent City

Una stravagante location nel Salento

A cura di GIAMMARINO DONGIOVANNI

fotografie di GIAMMARINO DONGIOVANNI

italia, GUAGNANO – lE

Vincent City è un luogo magico che a primo acchito ricorda il Parco Güell. L’atmosfera però è diversa, non c’è folla ed in lontananza si sente musica techno ad alto volume che contrasta con il silenzio della campagna salentina. L’ingresso è gratuito .

Premessa

Giammarino Dongiovanni Photography

Nel  1979 avevo 21 anni, e nelle campagne limitrofe del paese in cui vivo seppi che un giovane artista, colto da una crisi mistica,  aveva trovato rifugio presso un trullo messo a disposizione da alcuni contadini.

Al tempo ci si recava in quel posto come in pellegrinaggio, portando cibo ed indumenti affinché vivesse la sua fede in modo dignitoso.

Per  circa due anni dimorò in quel trullo , poi di lui non seppi più nulla, fino a qualche giorno fa,  dopo più di 40 anni; leggendo la pagina di un blog di pittori, venni a conoscenza di Vincent Brunetti, eclettico artista, scultore, pittore e visionario che vive in periferia di Guagnano (LE), ha  trasformato la sua casa in una galleria d’arte e le ha dato il nome di “Vincent City”. 

Non mi fu difficile a quel punto scoprire che per un breve periodo della sua vita aveva vissuto a Noci (BA) e capire che doveva proprio essere lui, Enzo, il ragazzo che avevo conosciuto  43 anni prima. Non mi restava che andare a trovarlo: solo 100 Km mi separavano da Guagnano.

Giammarino Dongiovanni Photography

la Visita

Ad accogliermi c’è un simpatico signore che mi da alcune spiegazioni sulla modalità per visitare il luogo che di primo acchito sembra il più famoso Parc Guell di Barcellona;  l’atmosfera però è diversa,  la gente è poca ed in lontananza si sente musica techno ad alto volume, quando tutt’intorno a noi regna il silenzio della campagna salentina.

L’ingresso è gratuito e non si è obbligati ad acquistare nulla; ci sono anche un piccolo bar e la toilette.

E’ una giornata piena di sole ed i colori accesi delle mattonelle che decorano gli edifici quasi accecano; non spicca uno stile vero e proprio, bensì  un’ insieme di stili.

Ovunque immagini di fede realizzate con mosaici di mattonelle che sono state regalate a Vincent da un camionista barattandole con un quadro; ci sono scritte che inneggiano alla pace e all’amore; mi trovo in una una galleria a cielo aperto che sembra ancora in costruzione nonostante siano passati più di trent’anni da quando Vincent ha iniziato a lavorarci.

Mi avventuro nell’abitazione seguendo un percorso fatto di quadri, busti, corridoi con mobili antichi e vecchie foto, damigiane recuperate e diventate opere d’arte, un letto a baldacchino in un’ampia stanza con il soffitto in legno e le pareti adornate con mattonelle recuperate. Sembra di entrare in un labirinto: basta girare lo sguardo per trovare un’altra camera con statue di santi o quadri o mosaici o vetrinette piene di giocattoli; alla fine di un corridoio troviamo una riproduzione della Statua della Libertà con la bandiera Americana, e tutt’intorno antiche foto, putti, madonne, mobili in stile barocco, vassoi di frutta in plastica; si rischia di perdersi ed è difficile concentrarsi su qualcosa perché si è subito distratti da altro.

Giammarino Dongiovanni Photography

Vincent

Giammarino Dongiovanni Photography

Nel laboratorio dell’artista incontro finalmente Vincent (adesso si fa chiamare così) ascolta musica Techno e House ad alto volume; gli racconto di Noci e lui inizia a rammentare tutto il passato, ricorda nomi e persone conosciute quarant’anni fa, ha una memoria incredibile, mi regala una fotocopia di un giornale di quell’epoca dove si legge che il Vescovo di allora non tanto gradiva la sua presenza ed è stato uno dei motivi del suo allontanamento.

Poi mi parla della sua vita. Da giovane è stato allievo di artisti come Francesco Messina, Giacomo Manzù e Arnando Pomodoro, ha frequentato l’accademia di Brera e ha conosciuto e lavorato con Paola Borboni ed il poeta Bruno Villar realizzando diversi programmi televisivi.

Ha sofferto molto: da bambino fu attaccato dal virus della poliomielite ed ha rischiato di rimanere immobile a seguito di due delicati interventi. Mi racconta anche di aver patito la fame e ricorda  che da ragazzo quando passava davanti ad un negozio di dolci ne era attratto, ma rinunciava per comprarsi un tubetto di colore, ed ancora oggi quando apre un nuovo tubetto si commuove ricordando quei tempi.

Giammarino Dongiovanni Photography

Poi all’improvviso inizia a cantare e ballare a librarsi come una libellula, dice di essere un tutt’uno con la natura, di esserne in simbiosi, di non temere più nulla perché ormai ha il suo eremo che gli da tutta la felicità  ed energia di cui ha bisogno.

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3 risposte

  1. Io l’ ho conosciuto quando avevo 16 anni più o meno, con il gruppo della Parrocchia di San Domenico in cui ero inserito andavamo a trovarlo a Barsento dove appunto si era stabilito. Ricordo che lo aiutammo a riadattare un casolare in stato quasi di abbandono per poterci vivere. All’ epoca, sembra ormai un’altra vita, la sua fu una scelta che destava un certo interesse in noi giovani perché ci interrogava su quello che potessero essere i sentimenti puri che animavano le nostre coscienze di ragazzi alla ricerca delle verità assolute. Vincenzo era una persona in controtendenza animata da una sincera fede cristiana.

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